Il progetto “Locomotive italiane in Eritrea” è nato all’inizio del 2011 come contributo personale allo sforzo delle autorità eritree di mantenere in vita un opera d’arte infrastrutturale con pochi eguali al mondo. Il parco macchine faticosamente recuperato dall’oblio in cui aveva giaciuto per decine di anni soffriva di gravi carenze funzionali dovute all’impossibilità di trovare i pezzi di ricambio per eseguire le necessarie manutenzioni periodiche, ma soprattutto della mancanza di macchine affidabili di piccole dimensioni adatte a trainare brevi convogli per eseguire i lavori di manutenzione lungo la linea ferroviaria e le manovre all’interno delle stazioni.
Le uniche due macchine del genere erano quelle ideate dal geniale col. Fissahaie che aveva unito due camion Ural a due carrelli di Littorina, che però mostravano tutti i limiti di mezzi ibridi sottoposti per molti anni a fatiche di ogni genere e non più affidabili.
In quel periodo collaboravo attivamente già da molti anni con il direttore della “Ferrovia eritrea”, il compianto Amanuel Ghebresellasie, nel tentativo di trovare soluzioni economiche alle gravi carenze che impedivano una gestione della linea ferroviaria all’altezza delle sue potenzialità, e soprattutto una via che ridesse fiducia nei confronti del “Sistema Italia” quale possibile interlocutore autorevole nell’ambito di un più ampio progetto di riabilitazione dell’intera linea Massaua-Tesseney.
Il timore inespresso era che ancora una volta il paese si ritrovasse a dover valutare la cosiddetta “opzione cinese” quale unica alternativa al disinteresse dei paesi storicamente considerati partner preferenziali. I cinesi hanno certamente fatto passi da gigante negli ultimi anni in ambito di progresso tecnologico e questo è dimostrato da quanto già realizzato nel loro paese e in molti altri nel mondo, tuttavia il restauro della ferrovia eritrea è come quello di un complesso e delicato gioiello da eseguirsi con grande competenza specifica, passione e abilità artigianale, e non può essere sostituito dalla realizzazione di un’opera ultramoderna e tecnologica.
Come appassionato di cose ferroviarie sapevo che l’Aeronautica Militare Italiana, nella quale ho prestato servizio per tutta la mia carriera, aveva sparse in varie località delle macchine diesel da manovra che effettuavano brevi servizi di spostamento di rotabili merci all’interno di aree militari, e che in seguito a cambiamenti nella strategia dei trasporti queste macchine non erano più in uso. Quale migliore occasione per poter acquisire del materiale che per le sue caratteristiche si adattava molto bene alle esigenze della ferrovia eritrea. Nessuna tecnologia elettronica, struttura molto robusta ma semplice nell’assemblaggio e soprattutto adatta alla conversione dello scartamento da normale a ridotto italiano (95 cm).
Era comunque una sfida che comportava delle spese e il rischio che non tutte le macchine fossero recuperabili e di questo ne parlai a lungo con Amanuel arrivando alla conclusione che valeva la pena tentare un piccolo investimento a fronte di un possibile risultato interessante cosi presentai all’ambasciata eritrea a Roma il mio progetto che diede inizio quell’avventura burocratica che sarebbe durata alcuni anni caratterizzati da momenti di euforia e molti colpi di scena che hanno fatto più volte temere il fallimento dell’impresa.
Il primo atto ufficiale di richiesta all’Aeronautica Militare fu siglato dall’Ambasciatore Zemede Tekle che, facendo suoi i contenuti del mio progetto, chiedeva alle competenti autorità di valutare la possibilità di cedere a titolo gratuito all’Eritrea il materiale ferroviario non più in uso.
Le macchine che erano state individuate come potenzialmente cedibili erano undici, sette automotori e quattro loco-trattori, ma dopo alcuni mesi fu chiaro che la procedura di cessione che all’inizio era sembrata solo una formalità era tutt’altro che di semplice realizzazione poiché si scontrava con un ostacolo importante determinato da un dispositivo del regolamento sulle transazioni internazionali di materiale militare che prevede in assenza di rapporti bilaterali di cooperazione fra le forze armate dei due paesi protagonisti della cessione, che questa fosse autorizzata da un pronunciamento del parlamento.
In parole povere il progetto andava inserito in un decreto legge e doveva essere approvato dalle camere. Parlai di questo all’ambasciatore italiano in Asmara S.E. Fondi in occasione dei festeggiamenti dei cento anni della linea Massaua-Asmara nel corso dei quali leggendo un discorso aveva dichiarato che l’Italia era fermamente intenzionata a offrire il suo contributo fattivo al ripristino della ferrovia. Poteva essere l’occasione giusta per mettere in pratica i buoni propositi e fare passi avanti nelle relazioni bilaterali con l’Eritrea.
La questione fu posta dall’ambasciatore all’attenzione del ministro della cooperazione On. Riccardi che nell’ambito di alcune iniziative a favore dell’Eritrea inserì la proposta di cessione del materiale ferroviario in un decreto legge che sarebbe stato posto all’esame delle Camere di li a poco.
Così all’articolo 1 comma 32 del Decreto-legge 28 dicembre 2012, n. 227, convertito, con modificazioni, dalla legge il 1° febbraio 2013 n. 12, si poté leggere: “Il Governo italiano e' autorizzato, per l'anno 2013, a cedere, a titolo gratuito, al Governo dello Stato d'Eritrea materiale ferroviario dichiarato fuori servizio.
Sembrava cosa fatta ma sfortunatamente poco dopo a causa di un riassetto susseguente alle elezioni, l’on. Riccardi non fu rieletto e il Ministero della Cooperazione venne riassorbito dal Ministero degli Affari Esteri interrompendo così la necessaria continuità istituzionale che avrebbe dovuto garantire il buon fine dell’iniziativa. Decorsi i termini entro i quali era necessario predisporre i dispositivi per la cessione sembrava che l’iniziativa fosse destinata al fallimento quando il viceministro On. Pistelli nel corso di una visita in Eritrea si assunse l’impegno di intensificare gli sforzi per migliorare i rapporti fra i due paesi attraverso l’adozione di iniziative concrete fra le quali la promessa cessione delle locomotive.
Grazie a questo per la seconda volta il progetto fu inserito in un decreto all’attenzione delle Camere che all’Articolo 14, comma 6 del Decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, poi convertito, con modificazioni, nella legge 18 aprile 2015, n. 43, recitava: “Le cessioni di cui all'articolo 1, comma 32, del decreto-legge 28 dicembre 2012, n. 227, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° febbraio 2013, n. 12, all'articolo 4, comma 4, lettera d), del decreto-legge 16 gennaio 2014, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 marzo 2014, n. 28, e all'articolo 4, comma 3, lettera d), del decreto-legge 1° agosto 2014, n. 109, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° ottobre 2014, n. 141, possono essere effettuate nell'anno 2015, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
Tuttavia anche questa volta un riassetto a livello istituzionale interruppe il complesso iter burocratico necessario alla definizione dell’iniziativa, l’On. Pistelli fu destinato a nuovo incarico e decorsero nuovamente i termini utili per finalizzare la cessione del materiale destinato alla ferrovia eritrea determinando una situazione di stallo che sembrava destinata a porsi come pietra tombale sulle speranze di una possibile riuscita.
Nel 2016 però nel corso di un colloquio privato con il presidente dell’Eritrea Isaias Afwerky nell’ambito delle celebrazioni del “Giubileo d’argento” della liberazione dell’Eritrea alle quali ero stato invitato insieme al senatore Aldo Di Biagio, fu nuovamente sollevato l’argomento della necessità di implementare la cooperazione bilaterale e il senatore nell’occasione prese l’impegno di dare seguito istituzionale agli impegni assunti dagli onorevoli Riccardi e Pistelli comprendendo fra questi la irrisolta questione del materiale ferroviario.
In quel periodo il medesimo decreto legge che negli anni precedenti aveva contenuto la proposta di cessione a favore dell’Eritrea era all’esame del senato e il senatore Di Biagio tenendo fede al suo impegno presentò un emendamento a firma unica che reintroduceva la richiesta di autorizzazione alla cessione del materiale ferroviario all’Eritrea sottolineando il fatto che andava scongiurato il rischio che una legge dello stato già ratificata per ben due volte, finisse disattesa. Grazie a questa provvidenziale iniziativa con il comma 6 Articolo 4, del decreto-legge 16 maggio 2016, n. 67, convertito con modificazioni dalla L. 14 luglio 2016 si autorizzò per la terza volta: “La cessione, a titolo gratuito, già autorizzata dall'articolo 14, comma 4, lettera a), del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 aprile 2015, n. 43, e dall'articolo 4, commi 4 e 5, del decreto-legge 30 ottobre 2015, n.174, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 dicembre 2015, n.198, nell'anno 2016, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
Questa volta a coronamento di tanti sforzi è finalmente arrivato il via libera finale da parte del Ministero degli Esteri che autorizzava il Ministero della Difesa a elaborare un documento d’intesa contenente i termini della cessione all’Eritrea delle locomotive già individuate e rese disponibili dal Comando Logistico Servizio dei Supporti dell’Aeronautica Militare. Tale documento dopo essere stato esaminato dai membri di una delegazione della direzione delle ferrovie eritree appositamente giunta da Asmara per esaminare il materiale oggetto della cessione, è stato firmato il giorno 23 dicembre 2016 dal Generale Gabriele Salvestroni per l’Aeronautica Militare e dall’ambasciatore Pietros Fessahazion per il governo dell’Eritrea. I termini del protocollo tecnico d’intesa stabiliscono che le macchine entro il 2017 siano prelevate dai siti militari dove sono dislocate, accentrate presso una ditta specializzata nel ricondizionamento di materiale ferroviario, bonificate e riqualificate secondo la normativa e poi inviate in Eritrea a carico del governo di Asmara.
Nel dettaglio gli automotori destinati all'Eritrea sono: un Greco, due Ranzi, tre Badoni V-C, un Badoni NLR e quattro strada-rotaia Zephir.
Il giorno 23 dic. 2019 in seguito all'invio in Eritrea delle ultime tre macchine revisionate secondo quanto stabilito dal "Protocollo di Intesa", l'Ambasciata dello Stato d'Eritrea ha inviato al Ministero degli Affari Esteri Italiano una Nota Verbale con la quale viene comunicata la conclusione del Progetto e i ringraziamenti di rito. Stefano Pettini